UN MARE DI PLASTICA

Il progetto, partito nell’agosto 2016, è interamente in capo allo European Research Institute. Lo scopo è quello di diffondere, in Piemonte – e, in generale, in Italia – una corretta informazione inerente alle cosiddette “isole di plastica”, quegli enormi accumuli di massa plastica che, per effetto del trascinamento delle correnti, creano degli aggregati di dimensione e densità variabile che infestano i mari di tutto il mondo (nel 2014 si contano oltre 5250 miliardi di pezzi, circa 269mila tonnellate). Fra gli effetti negativi degli accumuli di plastica, i più gravi riguardano:

  • la compromissione del ciclo biogeochimico locale, con conseguenze evidenti su scala globale: il banco di materia plastica può infatti essere trasportato per migliaia di chilometri, fino a stravolgere gli equilibri naturali dei mari;
  • l’impalpabilità del materiale plastico che, ridotto in miliardi di microscopici frammenti, viene scambiato per plancton dai pesci, che se ne cibano. La plastica fa così ingresso nella catena alimentare, raggiungendo quantità significative nei predatori più grandi: tonni, pesci spada e squali. L’effetto è il danneggiamento, fino alla morte, di specie come tartarughe e volatili.

La prima fase del progetto ha coinvolto un giornalista, collaboratore dello European Research Institute, che ha seguito il gruppo di ricerca statunitense 5GYRES nella spedizione volta a studiare e monitorare, per la prima volta, l’inquinamento prodotto dalle isole di plastica nel Passaggio a Nord Ovest, la rotta che collega l’Oceano Atlantico all’Oceano Pacifico nell’emisfero boreale passando attraverso l’arcipelago artico del Canada. Il territorio dell’Artico è, inoltre, una regione di importanza strategica: funge, infatti, da regolatore del clima della Terra, e quindi anche dei modelli climatici europei.

Il giornalista ha raccolto materiale documentale e video-fotografico, che verrà diffuso nei prossimi mesi in diverse modalità, allo scopo di informare la popolazione e formare le nuove generazioni sul rischio ambientale, partendo dall’assunto che atteggiamenti sbagliati e reiterati possono avere dei risvolti negativi – fra cui l’alterazione dello stato di salute della biosfera – anche se lontani dalla nostra percezione.

Le attività di informazione e comunicazione che sono state implementate riguardano:

  • l’allestimento di mostre fotografiche, in musei e spazi pubblici;
  • l’organizzazione di una conferenza finale, rivolta a un pubblico specializzato, seppur aperta a tutti;
  • la diffusione di un video-reportage;
  • l’organizzazione di workshop didattici, indirizzati al circuito scolastico regionale;
  • la distribuzione di materiale informativo e promozionale delle varie iniziative;
  • la stesura di un libro che racconti – in modalità da definire in seguito – la spedizione di ricerca.